La strage di Paderno Dugnano e il concetto di “identità”
Pubblicato da ISF Magazine in Criminologia · Venerdì 06 Set 2024
Tags: strage, paderno, dugnano, criminologia, psicologia, diciassettenne
Tags: strage, paderno, dugnano, criminologia, psicologia, diciassettenne
Autore: dr.ssa Martina PENAZZO
Istituto di Scienze Forensi Centro di Ricerca
Si è tenuto nella giornata di giovedì 5 settembre scorso, nel Carcere minorile “Beccaria” di Milano, davanti al GIP per i minori, l’interrogatorio del ragazzo diciassettenne che, nella notte tra il 31 agosto ed il primo settembre 2024, a Paderno Dugnano, periferia milanese, ha ucciso a coltellate la sua famiglia; più precisamente, il padre di 51 anni, la madre di 49 anni e il fratellino di 12 anni.
Quanto alla criminodinamica, il ragazzo ha agito di notte, mentre i familiari dormivano, aggredendo prima il fratello, successivamente la madre ed infine il padre, mentre prestava soccorso al figlio minore.
Tanto si è detto in merito alle motivazioni che hanno spinto il ragazzo a compiere tale gesto, in particolare si è parlato di un senso di isolamento, estraneità e inadeguatezza nei confronti dei familiari che può essere stato veicolo dell’agito violento.
Il ragazzo ha ammesso di aver ucciso senza alcun apparente motivo: «Sentivo un malessere. Non so perché l’ho fatto» ha raccontato agli inquirenti nel corso del primo interrogatorio. Durante la confessione, ha parlato del fatto come di «un’esplosione», elemento che potrebbe dare una spiegazione a ciò che, da un punto di vista criminologico, viene chiamato overkilling. Nel caso specifico, infatti, si è visto l’omicida infierire con particolare violenza sulle vittime, anche quando queste ultime erano già decedute, e ciò fornisce chiari indicatori sulla misura della rabbia che si era stratificata nella mente del ragazzo.
Relativamente alle prime dichiarazioni rilasciate, ci sarebbe necessità di esplorare a fondo quel senso di inadeguatezza, di isolamento e di “sentirsi estraneo al mondo” percepito dal diciassettenne, provando ad ipotizzarne la genesi.
Un concetto utilizzato spesso in criminologia è, infatti, quello di identità, ossia l’immagine che ognuno ha di sé, la quale ha una struttura sana se è continua - nello spazio e nel tempo - e se risulta coerente, omogenea e stabile. Questa identità si forma nel corso della vita ed è strettamente connessa all’ambiente sociale in cui si vive. Essa si plasma in base al giudizio del prossimo e allo status del soggetto, il quale matura aspettative riguardo l’osservanza dei compiti allo stesso spettanti in funzione delle sue condizioni di vita.
Lo psicologo Noel Mailloux (1968), collegandosi al concetto di identità, elaborò una teoria sulla personalità del delinquente “tipico” (in Marotta e Cornacchia, 2023, p. 208). La sua ipotesi criminogenetica, infatti, si basa sull’assunto che sono i genitori ad influenzare la strutturazione dell’identità del figlio, il quale si identifica con la considerazione negativa che i genitori hanno di lui.
Solo ulteriori e approfondite analisi sulla personalità del ragazzo potranno rivelarci se fosse l’ambiente familiare a fargli percepire quel senso di estraneità nei confronti del mondo, ma ciò che è certo è che, quando un individuo si sente così oppresso da compiere un gesto tanto estremo, emerge una netta difficoltà nel gestire e nel relazionarsi con le proprie emozioni, nonché nel trovare strumenti adeguati ad affrontare il conflitto interiore. Tuttavia, questa situazione sottende anche qualcosa di più grave, ovvero l’incapacità di distinguere tra realtà e percezione distorta della stessa.
Giovani ragazzi come l’autore della strage di Paderno Dugnano sono in fuga da se stessi e lasciano tracce di una violenza dirompente che richiede un intervento tempestivo. Il tema della solitudine e dell’isolamento dei giovani va affrontato attivamente tramite politiche mirate e di connessione intergenerazionale.
In conclusione, risalire al motivo di tali gesti risulta un compito assai arduo e complesso, se non impossibilmente perseguibile fino in fondo. In primis, poiché le cause del comportamento deviante risultano essere multi-fattore, e, in secondo luogo, poiché le stesse si intrecciano e stratificano a vari livelli della psiche individuale. Capire, dunque, quale fattore abbia contribuito maggiormente e in quale misura, seppur sia comprensibilmente il disegno di molti, risulta tutt’oggi una delle più grandi sfide delle discipline che si occupano dello studio di tali fenomeni devianti.
Riproduzione riservata
Bibliografia
G. Marotta e L. Cornacchia, Criminologia. Storia, teorie, metodi, Terza edizione, Wolters Kluwer, Milano, 2023.