Tanatologia forense: l’accertamento della morte e le sue trasformazioni

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Tanatologia forense: l’accertamento della morte e le sue trasformazioni

ISF Istituto di Scienze Forensi
Pubblicato da ISF Magazine in Articoli · Giovedì 21 Apr 2022
Articolo di Nicol Zara (allievo ISF Centro di Ricerca)

Nell’immaginario comune la morte è vista come una soglia assoluta, un momento ben definito. In realtà la scienza ha dimostrato quanto può essere incerto il confine tra la vita e la morte, la quale deve essere vista come un processo e non come un preciso istante.
Nel 1991 il Comitato Nazionale di Bioetica, nel documento “Definizione e accertamento della morte nell’uomo”, ha definito la morte come “la perdita totale e irreversibile delle capacità dell’organismo di mantenere autonomamente la propria unità funzionale”.
L’ultimo aggiornamento risale al 24 giugno 2010, in quanto il CNB ha ritenuto necessario svolgere una nuova e approfondita riflessione, aggiungendo che il Comitato ritiene clinicamente ed eticamente corretto come criterio per definire una persona morta “la morte cerebrale totale”, intesa come danno cerebrale organico, irreparabile, sviluppatosi acutamente, che ha provocato uno stato di coma irreversibile, dove il supporto artificiale è avvenuto in tempo a prevenire o trattare l’arresto cardiaco anossico.
Cercare di stabilire, nel modo più preciso possibile, quando è sopraggiunta la morte di un soggetto assume particolare importanza nell’ambito dell’attività investigativa. Nello specifico, la Tanatologia forense, branca della medicina legale, si occupa di studiare l’avvenuto decesso, nonché l’epoca della morte e le relative modificazioni che attraversa il cadavere, ossia, i cosiddetti fenomeni cadaverici, in relazione alle esigenze giudiziarie, amministrative e professionali connesse all’avvenimento stesso della morte.
Tra le funzioni principali che la tanatologia forense offre in ambito giudiziario, possiamo individuare due macroaree:
  • Tanatodiagnosi: accertamento della morte in un individuo, ovvero stabilire il decesso del soggetto in esame.
  • Tanatocronologia: si intende lo studio dell’epoca della morte sulla base della valutazione comparativa dei fenomeni post-mortali, i quali permettono di risalire all’epoca del decesso. Il concetto di epoca è molto importante, in quanto risulta complicato stabilire un orario preciso, ma, più correttamente, un intervallo di tempo.

Classificazione dei fenomeni cadaverici
A seguito della morte, il corpo è soggetto a una successione di eventi e trasformazioni denominati, nel loro insieme, “fenomeni cadaverici”, che si distinguono in fenomeni abiotici e fenomeni trasformativi.
I fenomeni abiotici dipendono dalla cessazione delle attività vitali e proprio per questo sono indicati come “segni negativi”, in quanto, la loro assenza indica il cessare della vita e si suddividono in fenomeni abiotici immediati e fenomeni abiotici consecutivi. I fenomeni abiotici immediati sono evidenti e riguardano l’arresto dell’attività respiratoria, cardiaca e nervosa, mentre i fenomeni abiotici consecutivi, come il raffreddamento del cadavere, la disidratazione e l’ipostasi compaiono ad una certa distanza dalla morte per effetto e come conseguenza diretta della cessazione delle attività vitali. In merito ai principali fenomeni abiotici consecutivi facciamo riferimento alla cosiddetta triade che comprende l’algor mortis, il livor mortis e il rigor mortis.
L'osservazione di questi tre segni, se avviene in modo corretto, è utile per procedere ad una diagnosi tanatocronologica accettabile.
  • Algor Mortis (o raffreddamento corporeo): si riferisce al cambiamento della temperatura corporea. Un corpo si raffredderà nelle ore successive alla morte, anche se le variabili relative a quanto lentamente o quanto velocemente un corpo si raffredda sono molteplici. Ciò si verifica a causa della mancanza di circolazione sanguigna. Se in un corpo vivente la temperatura interna si aggira intorno ai 37 gradi, nel momento in cui le funzioni vitali si arrestano e i diversi processi metabolici vengono meno, di conseguenza, il cadavere tocca una temperatura più bassa, in riferimento all'ambiente circostante. Ad esempio, i soggetti con adipe abbondante si raffreddano più lentamente, al contrario dei neonati che subiscono un raffreddamento molto più veloce.
  • Livor Mortis: indica il raggruppamento di sangue che si deposita nelle zone più basse del corpo a causa della forza gravitazionale. L'utilità del livor mortis è rilevante, in quanto, i cambiamenti di colore della pelle, associati al raggruppamento del sangue, sono un’entità fissa e anche a seguito di un trasferimento del cadavere le indicazioni della sua posizione originale rimangono tali.
  • Rigor Mortis: indica la rigidità muscolare del cadavere. I primi muscoli visibilmente colpiti dal rigor mortis sono i muscoli palpebrali, facciali e mascellari, ossia quelli più piccoli, rispetto ai muscoli delle braccia, delle gambe e del tronco.
I fenomeni trasformativi, indicati come “segni positivi”, riguardano profonde trasformazioni del cadavere e si suddividono in fenomeni trasformativi distruttivi, come ad esempio l’autolisi, un processo precoce dovuto alle sole attività enzimatiche cellulari, e quindi in assenza di microorganismi e la putrefazione, ossia l’insieme dei processi di decomposizione di un organismo. In questo processo, come in altri che vedremo successivamente, è fondamentale la temperatura ambientale.
I fenomeni trasformativi speciali determinano trasformazioni significative del cadavere e tra questi ricordiamo:
  1. la macerazione: si verifica quando i tessuti si imbibiscono d'acqua, ossia si impregnano di un liquido. Nelle prime ore la cute assume un colorito biancastro e si formano grinze molto evidenti. Se la permanenza si prolunga nel tempo si può verificare anche il distacco dell’epidermide;
  2. la mummificazione: rapida disidratazione dei tessuti che si verifica in ambienti secchi e porta all’arresto dei processi putrefattivi, bloccando quindi l’azione delle larve e portando così alla formazione naturale di mummie;
  3. la saponificazione: si verifica quando il cadavere permane a lungo in acqua o in terreni molto umi­di con scarsa ventilazione e consiste nella formazione di una sorta di involucro bianco-grigiastro che mantiene l’aspetto esterno del cadavere e permette una discreta protezione degli organi interni;
  4. la corificazione: tende a verificarsi nei casi in cui il cadavere viene conservato in casse metalliche, ad esempio quelle di zinco o piombo ermeticamente chiuse e la cute assume un colorito giallastro.
Tutti i fenomeni precedentemente citati possono subire significative variazioni in relazione allo stato di salute del soggetto, all’età, all’ambiente circostante e alle relative condizioni fisico-chimiche.

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