Ibristofilia: quando il fascino del male diventa ossessione

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Ibristofilia: quando il fascino del male diventa ossessione

ISF Istituto di Scienze Forensi
Pubblicato da ISF Magazine in Psicologia e Neuroscienze · Giovedì 14 Set 2023
Tags: ibristofilia
Autore: dr.ssa Martina PENAZZO
Istituto di Scienze Forensi Centro di Ricerca

L’ibristofilia rappresenta la tendenza a provare attrazione sessuale e mentale di tipo morboso verso persone che hanno commesso crimini di varia natura. Il termine è stato coniato dallo psicologo e sessuologo neozelandese John Money nel 1986 e deriva dall’unione delle parole greche “hubrizein”, letteralmente “commettere un oltraggio verso qualcuno” e “philo”, che significa “avere una forte affinità/preferenza per”.
L’ibristofilia risulta essere un fenomeno maggiormente femminile, sia per il fatto che statisticamente risultano esserci più criminali di sesso maschile, sia a causa dello stereotipo che porta a vedere le donne in una veste maggiormente passiva (Money, 1986).  Uno dei casi più noti riguarda Susan Atkins, complice di Charles Manson, che durante il periodo di detenzione si è sposata due volte, entrambe le volte con uomini conosciuti tramite corrispondenza epistolare, noti come "pen pal"[1].
Nonostante ciò, in letteratura si riscontrano anche casi di ibristofilia al maschile. Ad esempio, il sociologo americano Pettigrew, nel suo articolo “Aggressive hybristophilia in men and the affect of a female serial killer” pubblicato sul Journal of Forensic Psichiatry and Psychology, presenta un caso in cui alcuni uomini si erano resi complici di una donna serial killer poiché da lei affascinati.
Una specifica tipologia di ibristofilia è quella che comporta la ricerca di detenuti come partner e si definisce prison groupies (Viello, 2006). In riferimento a ciò, fu condotta un’ampia ricerca volta a studiare ottantanove donne che avevano scelto di legarsi sentimentalmente a uomini detenuti che non conoscevano prima della carcerazione  (Slavikova & Panza, 2014). Queste donne avevano intrapreso relazioni sentimentali perfino con carcerati che avevano da scontare pene molto lunghe, alcuni (cinque di loro) nel braccio della morte, e ciò confermerebbe lo scarso interesse con la sessualità a vantaggio di una relazione prettamente di tipo “romantico”. Slavikova e Panza, autrici della ricerca e professoresse di psicologia alla California State University, sottolineano che nessuna di queste donne mostrava disturbi della sfera sessuale. Inoltre, il campione si distribuiva in un ampio range di età e non si differenziava dalla popolazione generale dal punto di vista etnico, religioso, scolare e lavorativo. Un elemento significativo riguardava l’infanzia di queste donne: molte di loro risultavano essere state vittime di abusi fisici e/o sessuali durante l’infanzia. Molte delle donne studiate avevano avuto un padre e/o un marito dominanti, controllanti e abusanti, e questo potrebbe spiegare la scelta di un partner simile o di uno che, viceversa, può essere controllato poiché detenuto.
Secondo l’autrice Sheila Isenberg (1991) ci sarebbero diverse ragioni che spingono alcune donne a scegliere un detenuto come partner:
  • poiché mosse da un desiderio di accudimento e dal desiderio che una persona dipenda da loro. In altre parole, tale bisogno può essere ricondotto alla Sindrome della crocerossina, ovvero a quella dinamica psicologica che porta la persona a sentirsi gratificata nel vedere l’altro “salvo” per merito dei suoi sacrifici e del suo aiuto;
  • per ricreare, consapevolmente o meno, la relazione che avevano durante l’infanzia con il padre;
  • per un desiderio autolesionista di sottoporsi alla sofferenza e allo stigma sociale.
  • poiché attratte da uomini il cui crimine ha reso famosi.
Secondo alcuni autori, tra cui lo psicologo e ricercatore Mark Griffiths, queste donne sarebbero spinte da un impulso biologico inconscio che fa loro ritenere che i figli di uomini violenti e criminali avrebbero maggiori chance di sopravvivenza. Secondo il medesimo autore, inoltre, le donne “ibristofile” si sentirebbero “speciali”, in quanto pur consce del fatto che il loro amato abbia ucciso in passato, sono convinte che non farebbe mai loro del male.
Per le più giovani, in particolare, sembrerebbero entrare in gioco il fascino e il carisma del “cattivo ragazzo”, uno stereotipo spesso promulgato dai media, che sensazionalizzano il crimine e presentano lo stesso e chi lo commette attraverso aspetti erotici (Erlbaum, 1999).

Ibristofilia in Italia e nel mondo
Fra i serial killer oggetto delle più svariate proposte sessuali si citano Charles Manson, Jeffrey Dahmer e Ted Bundy (Griffiths, 2013).
Ne è un esempio anche il serial killer Richard Ramirez, conosciuto anche come “The night stalker”, in quanto era solito operare di notte. Nel 1989 l’uomo venne riconosciuto colpevole di tredici omicidi e condannato alla pena di morte. Nonostante ciò, morì nel 2013 per problemi di salute.
Ramirez, dunque, attese per molti anni l’esecuzione nel braccio della morte nel carcere di San Quintino, in California, e durante questo periodo ricevette centinaia di lettere da ammiratrici innamorate di lui, molte delle quali partecipavano anche ai numerosi processi che lo vedevano protagonista. In particolare, nell’ottobre 1996 si sposò con la giornalista free-lance Doreen Lioy, mediante una cerimonia all’interno del carcere.
Il fascino del serial killer aveva colpito, oltre che centinaia di ammiratrici, anche una donna di nome Cindy Haden: una giurata durante uno dei suoi processi. La donna non si tirò indietro dall’esternare il suo amore per il killer, tantoché un giorno gli portò un piatto riempito di cupcakes con il messaggio “Ti amo” scritto sopra. La donna, in origine, era un giurato di riserva, ma fu convocata quando uno dei giurati primari venne licenziato. Ramirez, dunque, colse l’occasione per manipolare la donna attraverso seducenti sguardi nella speranza che potesse essere una risorsa all’interno della giuria. Come sappiamo, i suoi sforzi risultarono vani poiché venne ritenuto colpevole di tutte le accuse.
Anche in Italia si sono verificati diversi casi di ammirazione nei confronti di criminali, seriali e non. Pietro Maso, Renato Vallanzasca, Benno Neumair, per citarne alcuni, hanno ricevuto numerose lettere di ammiratori.
Un altro caso che coinvolge l'Italia è quello di Erika Di Nardo, responsabile insieme all’allora fidanzato, Omar Favaro, della strage di Novi Ligure, avvenuta agli inizi degli anni 2000, in cui persero la vita la madre e il fratellino della giovane. Durante il periodo di reclusione, Erika intraprese una relazione con un ragazzo conosciuto tramite corrispondenza epistolare.

Write a Prisoner - Scrivere ad un carcerato
Non sempre intrattenere un rapporto epistolare con i detenuti si configura come scelta riprensibile, Un esempio virtuoso rappresentato dalla piattaforma “Write a prisoner”, un sito web che offre la possibilità di entrare in contatto, tramite e-mail o posta, con detenuti reali.
«Un sito che aiuta le persone realmente recluse a trovare amici per corrispondenza. Tantissimi uomini e donne che sono prigionieri e soli al mondo si rivolgono a noi per trovare un amico fuori dalle mura della prigione. Le persone che state per incontrare su questo sito variano ampiamente per età, per dove “vivono", e più importante ancora per il motivo per cui sono finiti in prigione. Una cosa che li accomuna tutti è tuttavia l’insopportabile solitudine e l’ardente desiderio di avere un amico». Così si legge nella presentazione della piattaforma, che continua dicendo: «Le vostre lettere sono uno strumento importante per promuovere i diritti umani e la riabilitazione quando scrivete ai prigionieri».
Per ciascuno di loro, è possibile visualizzare una fotografia, lo status, la condanna e il reato per il quale sono detenuti, ma anche scoprire i loro hobby, interessi, aspirazioni e gusti. Tutti gli iscritti sono catalogati in diverse categorie, inclusa l'istruzione, il profilo legale e se ricevono già corrispondenza o meno.
La procedura per scrivere a un detenuto è molto rigorosa, come spiega il sito del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria della Florida. Le lettere devono rispettare determinate dimensioni e standard di qualità, non è consentito inviare Polaroid e bisogna fare estrema attenzione al contenuto delle missive.
Il fondatore del sito, Adam Lovell, sostiene che scrivere a un prigioniero non è solo un atto personale, ma può contribuire a combattere la recidiva. Mantenendo un contatto con il mondo esterno e non sentendosi esclusi dalla società, i detenuti possono essere aiutati a evitare di cadere nuovamente nella delinquenza una volta usciti di prigione.
Studi come quelli svolti dalle sociologhe e ricercatrici Hoan Bui e Merry Morash pubblicati nel 2010 sul Journal of Offender Rehabilitation, confermano quest'effetto positivo.
Va evidenziato comunque che l'idea della corrispondenza tra carcerati e il mondo esterno non è nuova; esistono già associazioni, come Human Wright, che inviano lettere di solidarietà a chi si trova nel braccio della morte. In Italia, la Comunità di Sant'Egidio organizza iniziative simili con condannati provenienti da molti Paesi del mondo.
Tuttavia, ciò che suscita qualche preoccupazione riguardo a "writeaprisoner" è la sistematica esposizione dei detenuti e dei loro dati sensibili, accessibile a chiunque navighi in rete. Questo potrebbe essere uno dei motivi per i quali alcuni governatori degli Stati Uniti hanno deciso di non permettere questo servizio.

Riproduzione riservata


 
Bibliografia e sitografia
  • Rassegna Italiana di Criminologia, “Dall’ibristofilia al narcisismo: il fascino del male”, 2021
  • Slavikova, M., & Panza, N. R. (2014). Characteristics and personality styles of women who seek incarcerated men as romantic partners: Survey results and directions for future research. Deviant Behavior
  • Magro I., Stati Uniti: i detenuti della rete di writeaprisoner.com…, articolo di Ilaria Magro su "Ristretti Orizzonti" (» Vai alla pagina)
  • https://writeaprisoner.com/
  • https://indaginidigitali.altervista.org/richard-ramirez/#Le_fan_di_Ramirez
  • https://it.mydailyselfmotivation.com/articles/creepy/10-creepy-fan-letters-written-to-mass-murderers-and-monsters.html
  • http://www.latelanera.com/serialkiller/serialkillerdossier.asp?id=RichardRamirez&pg=6
 

   
 
Note
[1] Letteralmente “amico di penna”.

 
 


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